È da ieri al cinema The Lazarus Effect, il film horror di David Gelb con protagonista una bella quanto terrificante Olivia Wilde. Al fianco dell’attrice anche una grande prestazione di Mark Duplass. Al centro di questo film che mischia scienza e mitologia, il tema della resurrezione dopo la morte.
Il film segue un gruppo di ricercatori guidati da Frank (Mark Duplass) e dalla sua fidanzata Zoe (Olivia Wilde), che hanno realizzato l’inimmaginabile: riportare in vita i defunti. Dopo aver completato con successo, ma senza autorizzazione, un esperimento su un animale appena morto, il gruppo è pronto a svelare la loro straordinaria scoperta al mondo. Quando il rettore della loro Università viene a sapere dei loro esperimenti sotterranei, il loro progetto viene improvvisamente sospeso e i loro materiali confiscati.
Frank, Zoe e il loro team (Donald Glover, Sarah Bolger e Evan Peters) decidono così di riprodurre il loro esperimento ma, a causa di un incidente, Zoe, viene orribilmente uccisa. Frank, pervaso dal terrore e dal dolore, li convince a fare qualcosa di impensabile: tentare di resuscitare la loro prima cavia umana. Inizialmente, la procedura si rivela un successo, ma la squadra presto si rende conto che qualcosa non va in Zoe. Mentre si rivela la sua strana, nuova personalità, il gruppo si ritrova intrappolato in una realtà raccapricciante. Non si trovano più a dover affrontare il problema di poter o meno riportare in vita qualcuno, ma piuttosto, la rabbia del suo ritorno.
Fin dall’antichità, gli esseri umani sono andati alla ricerca dell’unico potere che sfugge al nostro controllo: invertire l’inquietante atto finale della morte. Quanto può rivelarsi rischioso stravolgere le fondamentali leggi di natura? A cosa si andrebbe incontro se si esplorasse il misterioso divario tra vita e morte, aprendo in tal modo la strada al male nascosto che non abbiamo mai provato? La sorprendente possibilità di stravolgere il ruolo della morte, potrebbe comportare davvero un patto con gli angoli più oscuri della psiche e l’apice della paura dell’essere umano?. Questa è la premessa di The Lazarus Effect, l’horror nato dai produttori di film come Paranormal Activity, Insidious e Sinister.
Per molto tempo, la rianimazione corporea ha fatto parte della mitologia, dagli zombie a Frankenstein, ma è stata anche oggetto di una lunga ricerca. La medicina d’emergenza è andata così lontano tanto che, in alcuni casi, delle persone dal tracciato piatto, sono state rianimate anche dopo diverse ore trascorse in uno stato premortale. Cosa accadrebbe, quindi, se prolungassimo quel periodo di giorni, settimane e oltre?
Nel film, il Progetto “Lazarus” mette alla prova, per un momento, quell’ardita questione, con risultati promettenti, quanto meno nei confronti di un cane di nome Rocky. Il Team, potrebbe trovarsi sul punto di dare una svolta decisiva alla biotecnologia del secolo. Tuttavia i ricercatori, persino prima di mettere insieme tutte le informazioni necessarie per procedere, sono costretti a far fronte all’impensabile: sperimentare il loro siero su un essere umano, per di più una loro cara amica. Senza mai lasciare il laboratorio, il film analizza il divario che intercorre tra la vita che conosciamo e ciò che viene dopo.
Il regista David Gelb, che passa dal premiato film documentario Jiro Dreams of Sushi (Jiro e l’Arte del Sushi), alla paura crescente di questo nuovo film, afferma che The Lazarus Effect è “un horror caratterizzato anche da elementi di thriller medico e di fantascienza”. La storia infatti si basa su una misteriosa verità medica, emersa in oltre 36 casi documentati del fenomeno che prende il nome di Sindrome di Lazzaro, un richiamo alla figura Biblica che insorge contro la morte. Tale avvenimento, si manifesta quando un paziente riprende le proprie funzioni vitali persino nel momento in cui il tentativo di rianimazione fallisce.
L’essere umano, è stato a lungo affascinato dal concetto di tornare indietro dalla morte, motivo di ispirazione della mitologia che ha percorso molte strade, risalendo all’origine di storie tramandate. Uno dei casi più famosi è citato nella Bibbia, nel tempo in cui Lazzaro di Betania venne riportato in vita nel Vangelo di Giovanni (verso 11) contenuto nel Nuovo Testamento. Tornando ancora più indietro nella storia dell’Antica Grecia, il famoso filosofo Platone, documentò il Mito di Er, un soldato greco morto in battaglia, il cui cadavere, dopo dieci giorni non era ancora decomposto e che, al ventesimo giorno è resuscitato. L’opera di Platone riproduce il racconto di Er, quello che aveva visto e gli è accaduto nell’aldilà.
Nel film, il regista ha investigato il dilemma morale dello strappare l’anima di un defunto al suo percorso naturale. Quando Zoe ritorna in vita, tormentata dalla terrificante realtà nella quale i ricordi più spaventosi continuano a riprodursi e i suoi impulsi sono irrefrenabili, la squadra si rende conto di aver commesso un terribile errore nell’averla riportata indietro.
Zoe, pur rifiutando l’idea della resurrezione, tuttavia mostra i segni del profondo cambiamento. La ragazza, non solo rimane intrappolata in un ciclo di incubi terribilmente realistici, ma presenta anche gli effetti collaterali della somministrazione di un siero sperimentale che le ridà la vita: un cervello accelerato che procede ad una velocità incredibile, generando nuove reti neurali e scatenando poteri telepatici e telecinetici che non riesce a controllare.
Alla base delle strane esperienze di Zoe, vi sono gli effetti della DMT (Dimeltriptamina), un composto a base di triptamina, sostanza organica di origine vegetale, presente intrinsecamente, nel corpo umano. Si tratta di un intenso allucinogeno che alimenta famose piante che crescono in Ayahuasca le quali, provocando proprio allucinazioni, sono la causa, secondo alcuni scienziati, di racconti spirituali e surreali degli esseri umani.
Non a caso, Rick Strassman, medico specializzato in psichiatria, teorizzò nel 1990 che un potente rilascio di DMT da parte del cervello, potrebbe spiegare il fenomeno tipico che prende il nome di “esperienze di premorte”, manifestazioni caratterizzate da elementi comuni quali bagliori intensi e visioni beate. Gelb spiega che il concetto che vuole trasmettere il film è quella di mostrare che la DMT pervada il cervello, mettendone in moto l’immaginazione, per cui, quando ci si trova sul punto di morte, è come andare incontro ad un viaggio turbolento in cui si vive tutta la propria vita o le paure ed emozioni più oscure.
Le visioni di Zoe, tuttavia, non sono solo frutto della sua immaginazione ma provengono da un passato autentico e minaccioso, una vita precedente fondata su ardore e peccato, che sembra averla gettata in un travolgente abisso mentale. Questo processo diventa l’elemento peculiare del film che ci conduce verso la dannazione eterna. Olivia Wilde ha descritto così Zoe: “è un personaggio davvero inebriante e intellettuale, sebbene non lo dia molto a vedere. Una volta che la ragazza viene riportata in vita, si manifestano tutte le sue paure più oscure. Rimane bloccata nel mondo da incubo del suo subconscio, colta di sorpresa dalle sue memorie traumatiche e incapace di capire cosa sia reale o meno”.
Per l’attrice il film simboleggia un’opportunità per esplorare i confini della ricerca mentale: “il siero Lazarus, fa esplodere un enorme quantità di reti neurali in Zoe, permettendole di entrare nella sua mente più di quanto possa fare qualsiasi persona. Generalmente usiamo solo il 10% del nostro cervello, per cui cosa succederebbe, se allo stesso tempo lo usassimo al 100% ? A cosa assomiglieremmo?”.
“Non hai idea di quello che hai fatto… ma te ne accorgerai”
Relazioni della “Sindrome di Lazzaro” attraverso la Storia:
380 a.C. – Platone documenta il viaggio del soldato Er nell’aldilà.
100 d. C. – La storia di Gesù che fece risorgere Lazzaro appare nel capitolo 11 del Vangelo secondo Giovanni.
1977 – Il Dottor P.M.H. Atwater muore tre volte e inizia i suoi studi sulle esperienze di premorte.
1982 – Nella letteratura medica negli Stati Uniti, sono riportati, per la prima volta, dei racconti sul fenomeno della Sindrome di Lazzaro .
1993 – Il termine “ Sindrome di Lazzaro” viene coniato dal ricercatore JG Bray nella rivista medica Anesthesiology.
1996 – Una donna morta di overdose nella cittadina di Huntingdon, Regno Unito, e viene trovata a russare nell’obitorio 34 ore dopo.
2002 – Un uomo di 65 anni, sordo di nascita, è dichiarato morto, si sveglia e muore 4 giorni dopo.
2004 – In India, un uomo morto affermato, viene portato in camera mortuaria dove improvvisamente riprende a vivere. Viene trasferito in sala d’emergenza e muore qualche ora dopo.
2007 – Un uomo venezuelano, dichiarato morto, si risveglia durante l’autopsia.
2010 – Un impresario delle pompe funebri in Colombia si accorge che il corpo di una donna, morta affermata, inizia a muoversi.
2012 – Un bambino prematuro in Argentina, dato per morto, viene messo nella cella frigorifera dell’obitorio e ritrovato vivo 10 ore dopo.
2013 – Un uomo in Ohio morto da 45 minuti, resuscita quando il figlio va a dirgli addio.
2014 – Un cane in un rifugio in Alabama sopravvive dopo essere stato soppresso due volte, e venne poi adottato col nome di Lazzaro.