Esce oggi al cinema Italo, l’opera prima di Alessia Scarso con protagonisti Marco Bocci, Elena Radonicich, Barbara Tabita e con la voce narrante di Leo Gullotta. Tratto da un’incredibile storia vera, il film racconta la vita di un cane straordinario di nome Italo.
Era il 2009 e nelle campagne di Scicli, in provincia di Ragusa, arriva un randagio che conquista l’affetto dell’intera cittadina fino a diventarne un simbolo. Il cane, chiamato Italo, arrivò addirittura a meritarsi la cittadinanza onoraria. È su di lui che è costruito il film, una commedia romantica e divertente che tocca temi importanti quali l’amicizia, il pregiudizio e l’amore incondizionato a cui fa da cornice una Sicilia piena di colori e tradizioni.
La trasposizione cinematografica di Italo non racconta solo la vita di questo straordinario “personaggio” ma è una vera e propria storia corale alimentata dagli intrecci degli abitanti di un intero paese.
Il 15 marzo 2009 a Scicli, in seguito ad un brutto episodio di cronaca che aveva coinvolto un branco di randagi (un bambino rimase ucciso), tutti i cani vennero presi e portati via dalla strada. Questo meticcio dal color miele arrivò a Scicli proprio in quel periodo. Qualcuno immaginò fosse rimasto solo dopo la morte del suo anziano padrone, qualcun altro lo credette abbandonato da un clochard. Ma Italo non ha mai voluto raccontare a nessuno la sua storia. Stranamente al suo arrivo la psicosi da randagio cominciò ad affievolirsi, e lui non incuteva certo paura.
Scelse la via Mormina Penna, a Scicli, in Sicilia, patrimonio Unesco dal 2002, come sua nuova dimora perché lì fu sicuro di poter mangiare, davanti ai locali ristorativi. E iniziò a frequentare messa, nella chiesa di San Giovanni in piazza. Il parroco si arrabbiò: può un cane entrare in chiesa? E mise fuori un cartello: “È vietato ai cani entrare“. Italo finse di essere analfabeta e andò a messa ugualmente.
Passò qualche tempo e imparò i tour delle visite guidate. Iniziò a precedere i turisti, a instradarli. Il cane entrò definitivamente nell’immaginario popolare in occasione del funerale di un giovane morto in un incidente stradale. La notte precedente il funerale fece la veglia davanti alla chiesa e il giorno dopo tra lo stupore di tutti, aprì il corteo funebre davanti alla bara.
Chi fu Italo? Cosa fu Italo? La reincarnazione di qualcuno che ha amato Scicli, risponde il popolo. Presidiava il centro storico, inseguiva le auto in transito nella zona a traffico limitato, abbaiando. La domenica andava a messa. Partecipava a funerali, matrimoni, feste religiose. Andava a salutare i bambini all’uscita di scuola e, in un memorabile fuori programma, entrò in scena durante la festa delle Milizie, quando l’emiro Belcane apostrofa il Conte Ruggero: “Cane d’un cristiano“. E lui lì sul palco.
Il sindaco, l’anno successivo fu costretto a emettere ordinanza: durante la festa Italo deve essere tenuto al guinzaglio, non si sa mai conceda il bis… Una nobildonna infine spese 2mila euro per far realizzare la statuina del presepe in cui a Natale Italo ha fatto la sua apparizione. Accanto al bue, all’asinello, al bambin Gesù. Fantasie? Tutto documentato, fotografato, filmato. Italo è venuto a mancare il 31 gennaio 2011, lasciando un vuoto in tutto il paese.
Alessia Scarso, che ha avuto la fortuna di poterlo conoscere, racconta: “la Sicilia è notoriamente terra di contraddizioni esposta all’arrivo di stranieri, dominatori, che allo stesso tempo l’hanno soggiogata e arricchita. Il mio film fotografa un’immagine della Sicilia che si misura con l’accoglienza da un punto di vista inedito. È la storia di un paese ferito che riesce, superati pregiudizi e diffidenze iniziali, a ricevere l’altro. Anche se lo straniero in questo caso è un randagio amabile e benevolo”.
La storia del film è incentrata sull’amicizia tra Carmelo detto Meno (Vincenzo Lauretta), un bambino solitario e taciturno, e un cane speciale, Italo. Sullo sfondo, i personaggi di Scicli, estrapolati dalla loro schietta quotidianità. Ognuno di loro, con le proprie peculiarità, per la regista “caratterizza fortemente la piccola comunità in cui la storia si sviluppa, dando pennellate di colore e autenticità”.
E la vera protagonista della storia è proprio la Sicilia, che per la Scarso viene spesso raccontata come “reticente”. Con questo film la regista vuole invece “mostrare la genuinità di questa terra, l’arguta autenticità dei suoi abitanti, alleggerendo con natio umorismo le sue apparenti contraddizioni, tutto sospeso un palmo sopra la realtà, uno sotto la fantasia”.
La stessa messinscena indugia sull’architettura settecentesca tardobarocca delle ambientazioni, sulla pietra dura delle grotte nelle cave naturali scavate dai secoli, trapassando scorci e raffigurando paesaggi delle città di Scicli e Modica, componendo un affresco fantastico della Sicilia moderna baciata dall’Unesco, “con una manifestata e citata ammirazione nei confronti dei pittori contemporanei che hanno scelto questi luoghi come scenario per le proprie raffigurazioni”.
“Italo è un dono, il cane di tutti e di nessuno, e amatissimo andrà via lasciando un insegnamento che sarà più forte della sua presenza”
Alessia Scarso
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