Dopo le trasposizioni di Harley Knoles (1918), di George Cukor (1933), di Mervyn LeRoy (1949) e Gillian Armstrong (1994) dell’omonimo e immortale romanzo di Louisa May Alcott, giovedì 9 gennaio 2020 arrivano al cinema le Piccole Donne dirette da Greta Gerwig. Le protagoniste – Jo, Meg, Amy e Beth March – nel film sono interpretate da Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh ed Eliza Scanlen. L’astro nascente Timothee Chalamet ha vestito i panni del loro vicino Laurie, mentre Laura Dern quelli di Marmee. Una Leggenda, Meryl Streep, è invece diventata la Zia March.
La forza delle Donne
Nei più disparati paesi ed in epoche radicalmente diverse, le Piccole Donne di Louisa May Alcott hanno preso vita in un milione di modi diversi. Quella scritta 150 anni fa da Louisa May Alcott è una storia che indaga con intensità le diverse sfumature dell’animo femminile. Un giudizio superficiale (ci riferiamo alla critica europea di inizio Novecento) può interpretare l’opera come un racconto dello stereotipo rosa. Ogni singola parola descrive le aspettative di vita e le diverse sfaccettature di ogni singolo personaggio: insieme raccontano una sonorità complessa e articolata, che raggiunge l’apice con il rapporto sorella-sorella o, più semplicemente, donna-donna. La loro unione rappresenta la forza: è il collettivo femminile-femminista delle sorelle March, cui fa capo Jo (Saoirse Ronan). Un personaggio rivoluzionario per l’epoca (siamo nell’800!) che, al posto di ambire ad essere moglie e madre, sogna di diventare una scrittrice. La loro lezione di vita, primaria eredità di ogni generazione che ha letto Piccole Donne, è quella che il mondo non va conquistato attraverso le mani di un uomo, ma con l’autodeterminazione.
Rileggere il romanzo in fasi diverse
Il romanzo descrive i sogni di ragazze ambiziose che vogliono cambiare il proprio destino in un mondo e in una società che vuole “tenere a bada” le donne creative ed artiste, appassionate, ragionanti, intelligenti. L’anima vibrante delle piccole (ma grandi) donne fornisce – da sempre – ad ogni lettore una grande dose di coraggio e forza interiore. Quello della Alcott è un libro che abbiamo letto per la prima volta da bambini, quando le possibilità del mondo sono spalancate e sembra non esserci nulla che possa impaurirci; l’abbiamo riletto anche da giovani adulti, quando i vincoli della maturità e della società cominciano a plasmare chi siamo; infine, ancora oggi, torniamo a rileggerlo come lettori ancora più anziani, con la nostalgia agrodolce di ciò che significava essere giovani e audaci.
Le Sorelle March tra Presente e Passato
Il potere del libro è la sua capacità di parlare individualmente ad ogni singolo lettore. Il romanzo affronta temi universali e sempre attuali: l’importanza della famiglia, l’arte, i soldi, l’amore, la libertà e la speranza di essere se stessi al 100%. L’idea profondamente personale e ferocemente viva di Piccole Donne ha animato la scrittrice-regista Greta Gerwig che ha voluto trasportare questa storia sul grande schermo in una versione nuova che rispecchia perfettamente il suo modo di vedere il mondo. La Gerwig ha così cambiato il modo di raccontare le vicende delle protagonsite. Se il romanzo era stato originariamente pubblicato in due metà – la prima incentrata sulle sorelle da piccole (energiche sognatrici), la seconda con le stesse in età adulta (più stanche e disilluse) – la Gerwig affianca queste due diverse epoche (partendo dalle Donne già Grandi) con la storia di determinazione e spirito di Jo che fornisce la linea naturale e la ricostruzione tra le sue parti. Così le quattro sorelle ripenseranno a com’erano in infanzia: come un ricordo, come un desiderio, come una chiave per capire chi sono adesso e dove stanno andando.
Conflitti sempre attuali
Con il suo approccio fluido al tempo, il film immerge il pubblico nei ricordi, nei momenti, negli incidenti del destino e negli atti di volontà che formano le quattro diverse sorelle March: la caparbia scrittrice Jo, sempre macchiata d’inchiostro e con aria di sfida; l’aspirante attrice Meg, donna di sani principi; la fragile e sensibile musicista Beth; l’ingegnosa ed aspirante pittrice Amy. Anche da adulte, nel loro sé pieno e complicato, restano unite in una sorellanza incrollabile. Il quadro che emerge è quello di quattro donne che guardano con affetto a come sono diventate. Vediamo le loro scoperte, i loro sacrifici, i momenti di rabbia, le preoccupazioni finanziarie, artistiche e domestiche. Le Piccole Donne – ciascuna con la propria anima e il proprio sogno da inseguire – vivono in prima persona delle opposizioni ancora attuali nel 2020: i soldi contro l’arte; l’amore contro la soddisfazione personale; gli ideali contro la vita reale; il prendersi cura della famiglia contro il trovare la propria voce.
Jo, la guida di Greta Gerwig
Jo March è sempre stata il personaggio femminile più importante per Greta Gerwig: “lei era la ragazza che ha sempre saputo cosa voleva – spiega la regista – e per me rappresenta la persona che ho sempre voluto essere”. Per le donne, ritagliarsi ogni percorso individualistico, in particolare una vita artistica, è sempre stato pericoloso in ogni epoca. Ed è anche per questo che Jo ha colpito fortemente la Gerwig: “c’è uno spirito ribelle in lei, e una speranza per una vita al di là di ciò che il nostro genere impone è qualcosa che trovo completamente eccitante – aggiunge la regista – Jo è una ragazza con il nome di un ragazzo che vuole scrivere, ed è ambiziosa ed è arrabbiata ed è così tante cose diverse con le quali riesco ad identificarmi. Jo mi ha permesso di essere libera”.
“Noi Donne possiamo essere forti nel modo in cui vogliamo esserlo. E allo stesso tempo essere amate e rispettate”.
Greta Gerwig