Fu uno dei mostri sacri del cinema italiano, e lo è ancora. Insuperato per talento e per naturalezza, in quella sua recitazione schiva, quasi disinteressata, Marcello Mastroianni, a novant’anni dalla sua nascita (28 settembre 1924) e quasi venti dalla scomparsa, resta ancora oggi – o meglio, dovrebbe esserlo – punto di riferimento per le generazioni di attori che l’hanno succeduto.
Capace di calarsi tanto nel dramma più profondo (come non ricordare il protagonista omossesuale de Una Giornata Particolare di Ettore Scola, ruolo che gli valse una delle sue tre candidature all’Oscar) quanto nella commedia (da I Soliti Ignoti a Divorzio all’Italiana – la sua interpretazione gli fece vincere un Golden Globe e si meritò un’altra candidatura all’Oscar – e oltre), senza dimenticare la dimensione onirica, trasognata, che contraddistinse la collaborazione con l’amico Federico Fellini.
Mastroianni, attore dal multiforme ingegno, riesce a rendere bene le costruzioni fantasmagoriche di 8 e ½ (1963), dove diviene l’alter ego del regista romagnolo, così come riesce a commuovere (e vincere parecchi premi) interpretando un vecchio ballerino che, assieme alla compagna (Giulietta Masina) vuol tornare alla ribalda, ancora un’ultima volta. Era il 1986, il film era Ginger e Fred. Il successo lo colse tanto in patria quanto all’estero, soprattutto in Francia (lunga fu la relazione con Catherine Deneuve, dalla quale nacque Chiara, anch’ella attrice) e negli Stati Uniti.
Anche di fianco a Sophia Loren o Jack Lemmon (che fece coppia con lui in Maccheroni), tanto per citarne due, che valgano per tutti i grandi con i quali Mastroianni ha recitato, l’attore laziale (era nato vicino a Frosinone) manteneva sempre lo stesso stile di recitazione unita ad una presenza scenica inimitabile, pur riuscendo a calarsi nelle parti (e nella sorte, a volte avversa a volte meno) del personaggio interpretato. Come si conviene ai grandi attori di Cinema.
Tommaso Montagna