A partire dal 20 ottobre con Officine Ubu arriverà nelle nostre sale Utama – Le Terre Dimenticate, la pellicola diretta da Alejandro Loayza Grisi che affronta la tematica del cambiamento climatico, la siccità e il conseguente mutamento degli stili di vita e del territorio, sempre più inospitale. Il film, che ricevuto risconoscimenti a livello internazionale – tra cui il Sundance Film Festival – rappresenterà la Bolivia agli Oscaro 2023.
Il film
Il tempo sembra scorrere lentamente nella lontana terra incrinata e arida dell’Altiplano boliviano, dove un’anziana coppia quechua, Virginio (José Calcina) e Sisa (Luisa Quispe), porta avanti un’umile routine. Quando il nipote Clever (Santos Choque) si presenta alla loro porta, Virginio si accorge subito che è lì solo per convincerli a trasferirsi in città. Il fatto che la siccità li abbia lasciati senz’acqua non aiuta la loro causa a restare. Il respiro pesante di Virginio tradisce la sua capacità di nascondere ciò che lo affligge e l’apparizione di un condor inizia a destare in lui uno strano presagio. Improvvisamente lo scorrere del tempo diventa più che mai prezioso e pone la coppia davanti a un dilemma: resistere nell’attesa delle piogge o seguire le orme di altri quechua e lasciare la loro casa per la città?
Alejandro Loayza Grisi racconta…
“Negli altopiani boliviani, a più di 3.500 metri sul livello del mare, il cambiamento climatico sta costringendo le comunità a cambiare i loro stili di vita abituali. Le stagioni delle piogge si stanno accorciando, la siccità sta durando sempre di più, i ghiacciai si stanno sciogliendo e l’acqua scarseggia, le notti si fanno più fredde e le giornate più calde. È uno dei territori più esposti e vulnerabili ai cambiamenti climatici sulla Terra”
“Il territorio già ostile sta diventando sempre più inospitale, costringendo le popolazioni autoctone a migrare verso città dove non sanno vivere e dove si parla una lingua che non è la loro. Hanno pochissime opportunità in questo nuovo ambiente, in particolare le persone più anziane. Pertanto molti di loro sono riluttanti a unirsi all’enorme migrazione che negli ultimi anni ha lasciato le campagne boliviane sempre più disabitate”.
“Sono nato e cresciuto a La Paz, una città che storicamente ha accolto migranti della popolazione Aymara della vicina campagna dell’Altiplano. La nostra città, le nostre convinzioni e i nostri modi di essere sono stati fortemente segnati dalla convivenza tra la cultura spagnola e quella Aymara. Ma nonostante questa storia, pochissimi dei nostri abitanti sono consapevoli che alcune delle prime grandi vittime del cambiamento climatico sono a pochi chilometri di distanza“.
“Credo che raccontare una storia dal punto di vista di quelle persone a noi molto vicine, che ancora vivono in campagna e affrontano l’agonia di veder scomparire il loro modo di vivere, sia fondamentale per comprendere il costo umano del cambiamento climatico. Ci permette di considerare i danni collaterali del nostro attuale modo di vivere e di ripensare al nostro ruolo di abitanti di La Paz (e di altre città con condizioni simili)”.
“Utama è un ammonimento. Le persone anziane rappresentano una coscienza perduta e una saggezza che raramente viene ascoltata. I personaggi di Virginio e Sisa, con tutta la saggezza maturata negli anni, rappresentano una cultura che ha visto le sue giovani generazioni perdere la lingua e il loro sapere mentre si integravano con un mondo sempre più globalizzato. La cultura Quechua, e le sue opinioni su morte, vita e natura, sono qualcosa di molto noto a La Paz, ma che sta scomparendo. Utama, che significa “la nostra casa”, è anche una storia d’amore. L’intimità del rapporto tra Virginio e Sisa si percepisce attraverso i piccoli gesti tra di loro e i silenzi che dominano la loro quotidianità, silenzi che contraddistinguono le relazioni decennali come la loro. Indipendentemente dalle differenze culturali tra questi personaggi e il pubblico, volevo mostrare il loro amore come una forza universale”.
“Utama è in definitiva una storia su uno dei luoghi più sottorappresentati sulla Terra, ma è anche una storia universale che potrebbe essere ambientata in qualsiasi comunità che si trova ad affrontare problemi sociali e ambientali simili. È una storia raccontata attraverso gli occhi di una coppia umile che ha affrontato la morte e la perdita dei propri valori e costumi. Ma c’è ancora la possibilità di perseveranza e conservazione. Anche se sembra una tragedia, voglio che il film porti speranza”.