Presentato in Concorso in questi giorni alla 68. Berlinale, accolto con favore da pubblico e critica, domani esce al cinema Figlia Mia, il nuovo film diretto da Laura Bispuri che ha come protagonista Valeria Golino, Alba Rohrwacher e l’esordiente Sara Casu.
Nell’estate in cui compie 10 anni, Vittoria scopre di avere due madri: Tina (Valeria Golino), madre amorevole che vive in rapporto simbiotico con la piccola, e Angelica (Alba Rohrwacher), una donna fragile e istintiva, dalla vita scombinata. Rotto il patto segreto che le lega sin dalla sua nascita, le due donne si contendono drammaticamente l’amore di una figlia. Vittoria (Sara Casu) vivrà un’estate di domande, di paure, di scoperte, ma anche di avventure e di traguardi, un’estate dopo la quale nulla sarà più come prima.
Analizziamo ora il film attraverso le note di regia di Laura Bispuri.
Una storia a tre
“Questo è un viaggio in cui tre figure femminili si alternano, si cercano, si avvicinano e si allontanano, si amano e si odiano e alla fine si accettano nelle loro imperfezioni e per questo crescono. È una vicenda che appartiene ugualmente ad ognuna di loro e per questo ho scelto di raccontarla da tutti e tre i punti di vista. Vittoria, Angelica e Tina sono tre personaggi a cui si spacca il cuore e che iniziano tre grandi percorsi durante i quali si mettono in discussione e, alla fine, arrivano ad accettarsi completamente. Tra tutte e tre c’è un legame forte, che si è creato nel momento in cui Vittoria è venuta al mondo e tra loro è nato un patto segreto. In questo senso il punto di vista legato a tutte e tre le protagoniste non vuole essere altro che il racconto di questo legame, di questo cordone”.
Vittoria
“Vittoria ha dieci anni ed è in cerca della sua storia e di una madre a cui appartenere. Poco a poco Vittoria compone i tasselli della vicenda, decide di compiere il suo viaggio fino in fondo e scopre la verità della sua esistenza attraversando il legame con la vita e con la morte che ogni madre porta con sé. Vittoria è esposta a due modelli materni completamente diversi e a loro modo fallimentari, ma è proprio nel loro fallimento che Vittoria riconosce l’amore di quelle due donne scomposte e strane ma concrete, incarnazione di verità e quindi di bellezza. Vittoria alla fine comprende di appartenere a entrambe e di essere il risultato proprio di quelle due creature così diverse”.
Angelica
“Angelica è una donna che non pensava di poter essere madre. Proprio quando sta perdendo tutto, invece, per la prima volta nella vita inizia a pensare a sua figlia, che ha sempre vissuto a tre chilometri di distanza. Angelica vuole insegnare a Vittoria come sia la vita vera, la polvere, il sangue, il vento. La butta contro le sue paure perché impari a liberarsene. Tra loro si crea un rapporto fortissimo, Angelica si accorge di amarla e di essere amata come le sembrava impossibile. Lei che è sempre stata in cerca dell’amore senza riceverlo, per la prima volta arriva a conoscerne il senso profondo. Ma, nonostante il loro grande legame, Angelica ha una verità da nascondere alla bambina”.
Tina
“Tina pensa di essere una madre perfetta con una figlia perfetta. Il suo è un amore reale, fatto di quotidiani sforzi, di piacevoli abitudini, di crescita, sudore, insegnamenti e carezze. All’inizio lei non pensa sia possibile scalfire quel rapporto profondo che ha con la figlia, crede che Angelica stia per andare via per sempre ma, invece, improvvisamente quello strano equilibrio che durava da anni entra in crisi. Tina, per paura di perdere sua figlia, compie un disperato tentativo di negare la sua colpa originaria e la verità di quella nascita. Ma il cerchio si stringe attorno a lei ed è costretta a scendere nella parte più nera di se stessa per arrivare ad accettare di non essere affatto una madre perfetta e di avere una figlia dalla personalità molto più complessa di quanto pensasse”.
La Maternità
“Con questo film mi sono chiesta cosa voglia dire essere madre oggi; se sia possibile crescere con più figure materne di riferimento; se sia più importante il legame fisico con chi ti porta in pancia, ti fa nascere e ti assomiglia o il legame culturale con chi ti cresce. La rimessa in discussione del sistema genitoriale classico è un tema tra i più importanti della nostra epoca. In particolar modo volevo toccare una delle fondamenta della nostra società: per anni, secoli, la donna è stata incastrata dentro la figura di madre perfetta. Andare a scardinare questo concetto per ridare valore all’imperfezione è, a mio parere, molto contemporaneo ed importante. Figlia Mia parte da un sentimento materno arcaico e viscerale, ma poi cerca di declinare la discussione in termini più contemporanei, suggerendo un finale in cui le madri sono due, entrambe sullo stesso livello, e in cui la figlia diventa in qualche modo lei stessa madre di quelle due creature”.
La Sardegna, Terra-Madre
“Ho scelto la Sardegna come ambientazione del film perché è un’isola dalla bellezza commovente, profonda e solida, ma piena di sfaccettature. Un luogo in cui la dimensione lirica, fiabesca e magica convive con quella ruvida e concreta, dove convivono anche arcaico e contemporaneo. La scelta della Sardegna è legata in primis all’impatto con il paesaggio, caratterizzato da una forza disarmante, estrema, che mi ricorda la forza delle madri. Una terra dunque che è essa stessa davvero una madre-terra”.