Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea vestono i panni di due fratelli che si ritrovano in Euforia, il secondo film da regista di Valeria Golino che, dopo essere stato presentato all’ultimo Festival di Cannes la scorsa primavera (sezione Un Certain Regard), arriva nelle sale dal 25 ottobre. Nel cast anche Jasmine Trinca, Isabella Ferrari e Valentina Cervi.
Euforia racconta la storia ambientata ai nostri giorni di due fratelli molto diversi tra loro, che la vita obbliga a riavvicinarsi a causa di una situazione difficile vissuta da uno dei due. Il primo, Matteo (Riccardo Scamarcio), vive a Roma ed è un giovane imprenditore carismatico. Si occupa d’arte negli ambienti vaticani e vive famelicamente la vita, è dichiaratamente omosessuale ma irrisolto e fugge dai legami coltivando il culto dei soldi, della droga e del sesso e pensa di potere tutto. Il secondo, Ettore (Valerio Mastandrea), è invece convinto di non volere niente, è un uomo pacato, discreto e disilluso che ha sempre preferito restare nell’ombra e che al momento è in crisi con sua moglie (Isabella Ferrari). Coltiva una relazione con una collega (Jasmine Trinca) ma continua a vivere con la madre nella casa di famiglia a Nepi, la piccola città di provincia dove lavora come insegnante di scienze naturali. Quando l’incerto e compassato Ettore si ammala e deve raggiungere Roma per curarsi, viene informato solo in parte della gravità della sua situazione e viene accolto in casa da Matteo che decide di stargli vicino con il suo modo confuso ed egocentrico di stare al mondo e di nascondergli la gravità della sua situazione. I due fratelli si incontrano e si scontrano, si scoprono, si riscoprono, si vedono e si ri-vedono con occhi nuovi da adulti. Nascerà così un nuovo modo di concepire la fratellanza tra due persone fino a quel momento divise per formazione e carattere e costrette dalle rispettive inclinazioni ad allontanarsi e in seguito di nuovo costrette dalla vita a ricalibrare il loro legame.
Euforia è il titolo del secondo film diretto da Valeria Golino presentato con successo a maggio del 2018 al Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard” così come era avvenuto cinque anni fa alla sua opera prima Miele. Vi proponiamo un estratto dell’intervista che ha rilasciato.
Che cosa le stava a cuore esprimere questa volta? Chi sono Matteo e Ettore?
Attraverso i due protagonisti ho voluto tratteggiare anche la nostra contemporaneità. Mi interessava raccontarla perché credo riguardi tutti gli esseri umani, al di là del Paese di appartenenza o delle diverse classi sociali, nel film c’è un presente molto forte, la voglia di raccontare cose leggere e impalpabili. Matteo ed Ettore, sono due uomini che hanno deciso in qualche modo di perdersi. Matteo guarda il mondo dall’alto del suo attico. È un narcisista che coltiva la distrazione e lo fa con il denaro, la droga, il sesso, il successo e il culto del corpo. Ettore, invece, nasconde i propri fallimenti personali, la propria insoddisfazione, la mancanza di coraggio dietro una maschera di disillusione e sarcasmo. Le loro reciproche certezze entrano in crisi quando Matteo scopre che il fratello è malato e decide di nascondergli la verità. Mentre Ettore sceglie di lasciarsi andare, di farsi guidare, di credere al fratello e alla sua hybris che lo spinge a pensare di poter controllare, vincere ogni cosa.
A che cosa si deve il titolo del film?
Si definisce “euforia” quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei quando si trovano a grandi profondità e si sentono felici e liberi. Si tratta però di una sensazione a cui deve seguire subito la decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre negli abissi. Viviamo in un presente che sembra negare e rimuovere costantemente la transitorietà e l’irrazionalità tipiche della condizione umana, spingendoci a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite e sui nostri corpi, di poter vincere il dolore e sfuggirgli. La malattia è, invece, il luogo della fragilità e della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso custodisce. I protagonisti si ritroveranno a fare i conti con le proprie ipocrisie e a riconoscersi e sceglieranno di non rimandare più il momento della consapevolezza e di tornare in superficie.
A 5 anni di distanza dal suo Miele, dove Jasmine Trinca interpretava una donna che aiutava chi cercava l’eutanasia, lei ha scelto di dirigere un altro film dove la morte è in qualche modo protagonista…
Potrei rispondere che si tratta di qualcosa di casuale ma sottotraccia, la morte fa parte da sempre e per sempre delle nostre vite, serve a esorcizzare, anche inconsapevolmente. È vero, i due film sono speculari e opposti, forse c’è qualcosa che ribolle e che mi interessa ma è una riflessione che ho fatto solo a riprese finite: quando ho deciso di girare Euforia non ci pensavo, la mia non è stata una scelta né ragionata né tematica. In Miele la protagonista portava dolcemente la morte, in questa nuova storia invece uno dei due personaggi cerca di rimuoverla del tutto, di poterla combattere. In questo momento in cui il pianeta Terra è preso da cose importanti e terribili le uniche cose che mi sento di raccontare drammaturgicamente sono quelle legate alle tematiche esistenziali e alla morte, che è la regina del nostro pensiero.