Giornata a tinte western oggi a Venezia. Dopo la proiezione dell’atteso film d’animazione The Boxtrolls (Fuori Concorso e in arrivo al cinema il prossimo 2 ottobre), la gara riprenderà infatti con due film.
Si comincia a metà pomeriggio con la presentazione di The Cut di Fatih Akim che lo ha considerato “un film epico, un dramma, un’avventura e un western tutti insieme”. La storia comincia a Mardin, nel 1915. Una notte la polizia turca fa irruzione nelle case armene e porta via tutti gli uomini della città, incluso il giovane fabbro Nazaret Manoogian (Tahar Rahim, Il profeta), che viene così separato dalla famiglia. Anni dopo, sopravvissuto all’orrore del genocidio, Nazaret viene a sapere che le sue due figlie sono ancora vive. L’uomo decide così di ritrovarle e si mette sulle loro tracce. La ricerca lo porterà dai deserti della Mesopotamia e l’Avana alle desolate praterie del North Dakota. In questa odissea, l’uomo incontrerà molte persone diverse: figure angeliche e generose, ma anche incarnazioni demoniache.
Per Akim, “il film sarebbe potuto essere ambientato cento anni fa, ma non potrebbe essere più attuale: è un racconto di guerra e di esodo, oltre a mostrare il potere dell’amore e della speranza che ci permette di raggiungere l’inimmaginabile. The Cut è la conclusione della trilogia su Amore, Morte e Diavolo. Esplora il tema del diavolo, esaminando il male che siamo capaci in infliggere agli altri, sia inconsapevolmente sia deliberatamente, evidenziando la sottile linea che spesso separa il bene dal male. The Cut è diventato un film molto personale. Nel tema esplora la mia coscienza e nella forma esprime la mia passione per il mezzo cinematografico“.
In serata invece toccherà a Loin des Hommes, diretto da David Oelhoffen. Un film che muove dal racconto L’hôte di Albert Camusa e che viene ambientato nel 1954. Nel cuore di un freddo inverno scoppia la guerra civile in un remoto villaggio algerino. Due uomini sono costretti a fuggire sulle creste della catena montuosa Atlas. Daru (Viggo Mortensen) insegnante solitario, scorta Mohamed, un dissidente accusato di omicidio inseguito dalle autorità. Durante quest’avventura tra i due si sviluppa un legame molto profondo: insieme decidono di ribellarsi e combattere per la loro libertà.
Quello di Oelhoffen è, come afferma lui stesso, un western “non convenzionale, in realtà, immerso nella storia europea, sullo sfondo delle alture nordafricane, ma pur sempre un western: fedele ai codici del genere, con colonizzatori e colonizzati, un prigioniero da scortare in una spirale di violenza. La collisione tra due sistemi di legge è al centro del racconto e dei suoi personaggi. Siamo testimoni di due culture e due morali costrette dalla storia a convivere”. Sulla scelta di impiegare Viggo Mortensen, il regista ha detto di aver realizzato un sogno perché “la sua singolarità lo rende perfetto per il ruolo“. Reda Kateb, misterioso, opaco e concreto, “era la perfetta controparte“. Il deserto è il terzo personaggio della storia che “nell’abbagliante luce nordafricana, è stato un compagno per il film, bello ma imprevedibile“.