Prosegue con altri due film il Concorso cinematografico di Venezia. Protagonista di oggi è Laurie Anderson che con Heart of a Dog riflette su temi quali la vita, la morte e il ricordo di chi non c’è più. Lo fa partendo dalla sua esperienza personale segnata da recenti lutti familiari come la perdita del marito, il rocker Lou Reed.
Film-saggio, Heart of a Dog è un racconto personale che esplora i temi dell’amore, della perdita e del linguaggio. La voce della regista è una presenza costante mentre, in un canto senza soluzione di continuità si snodano, come in una corrente, le storie del suo cane Lolabelle e di sua madre, le fantasie dell’infanzia, oltre a teorie filosofiche e politiche. Il linguaggio visivo spazia tra animazione, film a 8mm dell’infanzia dell’artista, immagini stratificate e grafica in movimento ad alta velocità. La musica, firmata dalla regista, percorre tutto il film con brani per violino solista, quartetti, canzoni ed elettronica ambient.
Al centro del film vi è una meditazione visiva e poetica sul “bardo”, il periodo di quarantanove giorni dopo la morte in cui l’identità viene frantumata e la coscienza si prepara a entrare in un’altra forma di vita. A Story About a Story mostra il calvario della regista nel periodo trascorso in ospedale, quando da bambina si ruppe la schiena, e come la storia divenne il suo modo di comprendere il collegamento tra eventi della realtà, autorità e memoria malfunzionante nella creazione di racconti. Teorie sul sonno, sull’immaginazione e sul disorientamento sono formulate come interrogativi sul tempo e sull’identità.
Artista poliedrica, Laurie Anderson ha fatto musica, dipinti, installazioni, scultura e teatro. Ma lei, più di tutto, si sente narratrice: “è la prima volta in cui cerco di collegare le storie in un film narrativo a struttura libera, ricorrendo a immagini e animazione per completare le frasi”. La questione al centro del film: che cosa sono le storie? La regista spiega: “dall’inizio alla fine mi ha guidato lo spirito di David Foster Wallace, il cui “ogni storia d’amore è una storia di fantasmi” è stato il mio mantra. Altre guide sono state per me Wittgenstein e Kierkegaard”.
Secondo film in gara è 11 Minuti del polacco Jerzy Skolimowski, film thriller che segue la vita di diversi personaggi, giovani e vecchi, abbienti e poveri. Come un marito geloso che perde la testa, un’attrice sexy che l’ha sposato, un viscido regista di Hollywood, un incauto corriere della droga, una giovane donna disorientata, un ex galeotto venditore di hot dog, uno studente travagliato con una missione misteriosa, un lavavetri di grattacieli che si prende una pausa di troppo, un ex disegnatore di identikit per la polizia, una frenetica squadra di paramedici e un gruppo di suore affamate.
Una sezione trasversale di contemporanei abitanti delle metropoli le cui vite e amori si intrecciano. Vivono in un mondo insicuro dove da un momento all’altro potrebbe capitare qualsiasi cosa. Un’inattesa concatenazione di eventi può porre fine a molti destini in appena undici minuti. Riguardo al suo film Jerzy Skolimowski ha affermato: “ci muoviamo su un terreno minato, camminiamo sull’orlo dell’abisso. Dietro ogni angolo è in agguato l’imprevisto, l’inimmaginabile. Il futuro vive solo nella nostra fantasia. Non possiamo dare niente per certo: né fra un giorno, né fra un’ora, e nemmeno fra un minuto. Potrebbe finire tutto di colpo, nel modo che meno ci aspetteremmo”.