Quest’oggi due pellicole chiuderanno il Concorso della 73. Mostra del Cinema di Venezia. I riflettori sono tutti per Emir Kusturica autore e interprete di On The Milky Road (titolo originale Na Mlijecnom Putu), un film basato sul cortometraggio Our Life (La Nostra Vita) che il regista scrisse a quattro mani con la figlia Dunja e che presentò Fuori Concorso al Lido nel 2014 all’interno del corale Words With Gods. Al fianco di Kusturica troviamo Monica Bellucci.
On The Milky Road è un film al contempo concettuale e violento, un film d’amore e un film di guerra. Un lungometraggio in tre parti, come la vita. Ci troviamo tra le montagne serbe, primavera, durante la guerra nei Balcani. Ogni giorno un lattaio (Emir Kusturica) attraversa il fronte su un asino, schivando le pallottole per portare la sua preziosa merce ai soldati. Baciato dalla buona sorte nella sua missione, amato da una bella ragazza del paese, sembra destinato a un futuro roseo.
Tutto cambia quando arriva una misteriosa donna italiana (Monica Bellucci) che gli sconvolge la vita. Comincia così una storia di amore passionale e proibito che li farà precipitare in una serie di avventure fantastiche e pericolose. Sono stati uniti dal fato, e niente e nessuno sembra in grado di fermarli, entrambi non hanno più nulla da perdere.
“Mi piace pensare a questo film come a una fiaba moderna sviluppatasi a partire da vari strati della mia vita” racconta Emir Kusturica. Sebbene il cinema sia una combinazione di più arti, Kusturica si è concentrato sulla semplicità del film: “è stato un processo lungo e nel girare la pellicola ho adottato un approccio in linea con la mia filosofia, con la mia relazione nei confronti della natura e dei sentimenti che le persone provano realmente per la vita”.
Per il regista si tratta di “una storia semplicissima, la cui realizzazione è stata molto fisica e più difficile di quanto effettivamente sembri”. Le riprese sono durate a lungo, soprattutto in esterni, “lottando con l’ambiente, alla ricerca dei paesaggi che catturassero il profondo spazio interiore dei personaggi principali: un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi con la natura”.
Ultimo film in gara è The Woman Who Left (Ang Babaeng Humayo) del filippino Lav Diaz. “L’esistenza è fragile – afferma il regista – alla fine di una giornata, in fondo, noi non sappiamo nulla”. Una storia semplice, ma allo stesso tempo complessa; un’opera (lunga 226 minuti) sull’esistenza umana, che si chiede “dov’è la logica in tutto questo?”. Un film che vuole spingere il cinema verso il suo ruolo più profondo e grandioso: trovare risposte alle filosofiche domande che ogni spettatore si pone.