Continuano le proiezioni del Concorso della 73. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia: oggi sono due i titoli in gara. Vi presentiamo il primo, ovvero Brimstone, film diretto da Martin Koolhoven con protagonisti Dakota Fanning e Guy Pearce. La pellicola è una trionfale epopea di sopravvivenza, ambientata nelle terre selvagge del vecchio West americano.
Brimstone è un racconto di potente femminilità e resistenza contro la spietata crudeltà in un inferno terrestre. L’eroina è Liz (Dakota Fanning), è una bellezza selvaggia ma trattenuta, un cuore sensibile e un animo irruento. L’antieroe che la perseguita è il predicatore Preacher (Guy Pearce), un fanatico vendicativo e diabolico. Liz è una sopravvissuta, un cuore puro, tuttavia non una vittima, ma una donna capace di sprigionare una forza terribile, che risponde con stupefacente coraggio alla voglia di una vita che, sia lei che sua sorella, meritano di vivere. Senza paura, perché la vendetta è vicina.
“Ogni regista di cinema adora i Western – ha spiegato Martin Koolhoven – ma è difficile creare qualcosa di originale con un genere che vanta così tanti e grandi predecessori. Per questo motivo sono passati anni, prima che trovassi il coraggio di scriverne uno”. Il regista voleva che il suo film fosse originale e olandese, tanto quanto gli spaghetti western sono italiani. Nel definirlo, si sbilancia così: “Brimstone è un film sulla religione e sulla violenza, è la storia di una donna decisa a sopravvivere agli orrori che incontra”.
Grande firma è anche François Ozon che presenta al Lido il suo ultimo lavoro: Frantz. Il film racconta una grande storia d’amore, ambientata appena dopo la fine della Prima Grande Guerra. Siamo nel 1919, e in una cittadina della Germania, Anna (Paula Beer) si reca tutti i giorni alla tomba del suo fidanzato, caduto al fronte in Francia. Un giorno giunge un ragazzo francese (Pierre Niney), anche lui porta i fiori sulla stessa tomba, quella del suo amico tedesco, compagno nei momenti più tristi, che Pierre cerca di dimenticare. L’incontro scuote le vite dei due giovani, risollevando dubbi e paure, e costringe ciascuno a fare i conti con i propri sentimenti. Due protagonisti a cui giovinezza è stata brutalmente strappata dalle mani e che ora cercano maldestramente di recuperare un po’ della serenità perduta.
È la prima volta che François Ozon gira un film di guerra con scene di battaglia “né avevo mai filmato una piccola città tedesca, Parigi in bianco e nero, in tedesco…”. Nel film si ritrovano molte ossessioni del regista: “il fatto di affrontarle in un’altra lingua – confessa Ozon – con attori differenti, in luoghi diversi dalla Francia, mi ha costretto a reinventarmi e spero che questo abbia dato nuova energia e una nuova dimensione a quei temi: in questo film ci sono state molte sfide entusiasmanti”.
Per Ozon, in particolare, è stato molto importante raccontare questa storia dal punto di vista tedesco, “dalla parte dei perdenti, attraverso gli occhi di coloro che furono umiliati dal Trattato di Versailles, in modo da poter illustrare come la Germania di quel tempo fosse terreno fertile per la diffusione del nazionalismo”. In conclusione, il regista francese aggiunge: “volevo anche giocare con temi tipicamente melodrammatici come la colpa e il perdono, per poi virare verso la desincronizzazione dei sentimenti”.