La stella di Venezia oggi è Natalie Portman che si prende la scena per Jackie, il film in Concorso diretto da Pablo Larraín sulla First Lady Jacqueline Kennedy. Una donna che, dopo l’assassinio del marito, lotta contro il proprio trauma e il proprio dolore per riconquistare la fiducia, consolare i figli e definire l’eredità storica del Presidente.
Affiancata da Peter Sarsgaard, Greta Gerwig e John Hurt, la Portman è “Jackie” Kennedy. Di questa donna, Pablo Larraín compone un ritratto elegante e profondo, descritto attraverso i gesti contenuti e fini, la voce sussurrante e leggera. Il tempo torna indietro agli Stati Uniti degli anni Sessanta, includendo anche filmati originari del 1963, che confondono realtà e finzione, sulle tracce di una donna che è diventata un’icona. Il lungometraggio si distende su periodo di quattro giorni, a partire da poco prima dell’assassinio del marito e presidente americano John F. Kennedy, lungo i primi dolorosi e concitati giorni che seguirono alla tragedia.
Vediamo Jackie pervasa da un dolore soffocante, con i figli sconvolti e gli occhi del mondo intero puntati addosso: regina senza corona, aveva perso il trono e il marito. Elegante, attraente, sofisticata, Jacqueline Kennedy è stata una delle donne più fotografate del XX secolo, sulla quale sono state scritte centinaia di libri e incentrati innumerevoli film e serie tv. “Eppure, di lei sappiamo ben poco” spiega Pablo Larraín. Il regista la descrive così: “intensamente riservata, impenetrabile, forse la più sconosciuta donna famosa dell’era moderna”. Di lei non potremo mai avere “complete certezze, non conosceremo mai il suo odore, la luce del suo sguardo quando si era davanti a lei”.
L’unica cosa che ha quindi potuto fare Larraín è stata cercare: “ho messo insieme un film fatto di frammenti, scaglie di memoria, luoghi, idee, immagini, persone”. Il presidente Kennedy è morto giovane – il suo tempo in carica bruscamente interrotto, le sue poche azioni in serio pericolo di oblio. Jacqueline Kennedy, pur nella nebbia del suo trauma, sapeva – qualcuno doveva finire la storia di quell’uomo. In pochi giorni lei ha trasformato il marito da un personaggio qualunque in una leggenda. Ne ha definito l’immagine, ne ha consolidato il lascito. E nel farlo, lei stessa “è diventata un’icona, per sempre nota al mondo intero con il semplice nome, Jackie”.
Sempre storico e politico è invece The Journey, pellicola diretta da Nick Hamm che verrà invece presentata Fuori Concorso. Nel film britannici e irlandesi hanno riunito i partiti politici dell’Irlanda del Nord a St. Andrews, in Scozia, per discutere un accordo storico. Improvvisamente, dopo i giorni bui dei Troubles, la pace sembra possibile. L’unico ostacolo è convincere il fervente predicatore protestante Ian Paisley (Timothy Spall) e il repubblicano irlandese Martin McGuinness (Colm Meaney) ad accettare l’accordo e governare insieme. Ma i due si rifiutano persino di rivolgersi la parola.
The Journey è una storia dell’Irlanda del Nord, ma è anche di più, come spiega Nick Hamm: “se due nemici giurati come loro sono riusciti a mettere da parte l’odio e a venirsi incontro, lo possono fare anche altri”. Diventa chiaro più che mai il messaggio, legato alla stretta attualità: “le atrocità del terrorismo negli ultimi anni hanno glorificato gli estremismi e l’intransigenza è di- ventata il modus operandi del mondo. Questo film vuole essere una risposta a questo tipo di etica. È un film militante sull’idea di pace e vuole celebrare la bellezza del compromesso e della capacità di fare concessioni”.