Terzo giorno di Concorso al Lido di Venezia. Oggi la Mostra Internazionale del Cinema presenta due film in gara: Lean On Pete di Andrew Haigh e Human Flow di Ai Wei Wei. Il primo, tratto dall’omonimo romanzo di Willy Vlautin, è interpretato da Charlie Plummer, Steve Buscemi e Chloë Sevigny.
Lean On Pete segue le vicende di Charley Thompson, quindicenne che sogna una casa, del cibo nel piatto e una scuola da non dover cambiare in continuazione. Ma è difficile trovare un po’ di stabilità, se si è figli di un padre single che si arrangia con lavori precari nei magazzini lungo il Pacifico nordoccidentale. Con la speranza di iniziare una nuova vita, i due si trasferiscono a Portland, in Oregon, dove Charley trova un lavoro per l’estate presso un malconcio addestratore di cavalli e diventa amico di un vecchio cavallo, chiamato Lean on Pete.
La Ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin è, a detta del regista, “un romanzo straordinariamente umano che racconta la storia di un ragazzo che si rifiuta di perdere la speranza e il coraggio, nonostante la dura realtà del mondo in cui vive. L’ho trovato immensamente toccante, tenero e mai sdolcinato”. Il regista voleva che il film avesse “lo stesso senso di purezza e guardasse la vita ai margini della società con onestà e rispetto“. A guidare Andrew Haigh è stata una citazione di John Steinbeck presente all’inizio del libro che dice: “È pur vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi ma, se quel che siamo fosse tutto qui, saremmo scomparsi dalla faccia della terra ormai da millenni”.
Secondo film è Human Flow di Ai Wei Wei che analizza la storia dell’umanità. Più di 65 milioni di persone nel mondo sono state obbligate ad abbandonare le loro case per fuggire da carestie, cambiamenti climatici e guerre, causando il più grande spostamento umano dalla seconda guerra mondiale. Human Flow è un epico viaggio cinematografico che offre a questa migrazione umana di massa una potente espressione visuale. Il documentario illustra sia la sconvolgente portata della crisi di rifugiati, sia il suo impatto umano profondamente personale. Girato in ventitre Paesi nel corso di un anno denso di eventi, il film segue una catena di storie disperate che si estende in tutto il globo, coinvolgendo paesi come Afghanistan, Bangladesh, Francia, Grecia, Germania, Iraq, Israele, Italia, Kenya, Messico e Turchia.
Il documentario documenta una disperata ricerca di salvezza, rifugio e giustizia: dai campi sovraffollati di rifugiati alle pericolose traversate dei mari e ai confini segnati dal filo spinato; dallo sradicamento e dalla disillusione al coraggio, alla resistenza e all’adattamento; dall’ossessionante ricordo delle vite abbandonate alle sconosciute eventualità del futuro. Human Flow arriva in un momento cruciale, in cui tolleranza, compassione e fiducia sono più che mai necessarie. Questo film viscerale è la testimonianza dell’indiscutibilità della forza interiore, e pone domande che definiranno questo secolo: la nostra società globale riuscirà a emergere da paura, isolamento e interessi personali? Sceglierà un percorso di apertura, libertà e rispetto per l’umanità?
Per Ai Wei Wei, il suo documentario è “un viaggio personale, un tentativo di capire l’umanità dei nostri giorni. Il film è stato realizzato con la profonda convinzione del valore dei diritti umani. In questo tempo di incertezza, abbiamo bisogno di maggiore tolleranza, compassione e fiducia, perché siamo tutti un’unica cosa. In caso contrario, l’umanità si troverà ad affrontare una crisi ancora maggiore“.