Sono due le pellicole che lunedì 6 settembre saranno presentate in Concorso alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia. Si tratta de La Caja di Lorenzo Vigas, l’ultimo capitolo di una trilogia che il regista ha dedicato alla paternità in America Latina dopo il corto Los elefantes nunca olvidan e il suo lungometraggio d’esordio Desde allá, e L’Événement, il film diretto da Audrey Diwan tratto dall’omonimo romanzo di Annie Ernaux. Andiamo a scoprire questi due film.
La Caja
Hatzin (Hatzín Navarrete), un adolescente di Città del Messico, è in viaggio per recuperare i resti del padre, trovati in una fossa comune tra gli immensi cieli e i vuoti paesaggi del nord del Messico. Ma l’incontro casuale con un uomo fisicamente somigliante al padre (Hernán Mendoza) lo riempie di dubbi e speranze su dove questi sia davvero finito.
Lorenzo Vigas racconta…
“In Messico e nel resto dell’America Latina esiste una quantità incalcolabile di famiglie smembrate, per le quali l’assenza della figura paterna è una realtà considerata ormai normale. Molti giovani crescono forgiati da questa assenza. Tale questione, fondamentale per definire la personalità di ogni individuo, mi ha particolarmente interessato come regista. Anche l’identità del nostro continente è collegata a questa realtà. Non è un caso infatti che in America Latina fenomeni come il peronismo o il chavismo abbiano lasciato un segno sociale, politico e umano così profondo: la figura del leader ha finito per riempire, da un punto di vista psicologico, quel vuoto, quel bisogno, rappresentando quel padre che non è mai stato presente in famiglia e di cui noi siamo alla disperata ricerca“.
L’Événement
Francia, 1963. Anne (Anamaria Vartolomei) è una brillante studentessa con un promettente futuro davanti a sé. Tuttavia, quando resta incinta, vede svanire la possibilità di portare a termine i propri studi e sfuggire ai vincoli insiti nella sua estrazione sociale. Con l’avvicinarsi degli esami finali e la gravidanza sempre più evidente, Anne si decide ad agire, anche se deve affrontare la vergogna e il dolore, anche se deve rischiare la prigione per seguire la sua strada.
Audrey Diwan racconta…
“Qual è il destino di una giovane donna che si misura con un aborto clandestino? Spesso, possiamo solo cercare di indovinare la risposta. Quando ho deciso di realizzare l’adattamento di L’événement di Annie Ernaux, ho cercato di trovare il modo per catturare la natura fisica dell’esperienza, di tenere conto della dimensione corporea del percorso. La mia speranza è che l’esperienza trascenda il contesto temporale della storia e le barriere di genere. Il destino delle giovani che hanno dovuto ricorrere a questo tipo di operazioni è rischioso, insopportabile. Tutto quello che ho fatto è stato cercare la semplicità dei gesti, l’essenza che potesse veicolarlo“.