Venerdì 9 ottobre sul palcoscenico del Piccolo Teatro di Milano arriva Tu Es Libre, lo spettacolo di Francesca Garolla diretto da Renzo Martinelli e con protagonisti Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Maria Caggianelli e la stessa Francesca Garolla. Lo spettacolo (Produzione Teatro i, realizzato con il sostegno di Fabulamundi Playwriting Europe – Beyond Borders?), sarà in scena fino al 18 ottobre.
Lo spettacolo
Il testo di Tu Es Libre, edito da Cue Press (2017, finalista al Premio Riccione), è stato segnalato tra i migliori testi di drammaturgia contemporanea dalla Comédie-Française. La trama: Haner è una giovane donna francese che decide di partire per la Siria, unendosi a gruppi di combattenti. Una scelta che destabilizza la vita di chi rimane in patria, i genitori, un innamorato, un’amica: tutti cercano di capire cosa ha spinto la ragazza a una decisione così lontana dall’etica e dalla morale occidentali.
Viola Graziosi è la Madre
Che cosa spinge una ragazza di 18/20 anni a compiere qualcosa di assolutamente inconcepibile e inimmaginabile? La bravissima Viola Graziosi interpreta la Madre, personaggio centrale della vicenda in quanto legato visceralmente alle cause e alle conseguenze della scelta di sua figlia. “Il mio personaggio non ha nome si chiama MADRE – racconta Viola Graziosi – Francesca Garolla non ci racconta la storia di questa madre, la sua psicologia, proprio perché non vuole fare del testo un’analisi freudiana delle “cause” che spingono Haner a una scelta del genere. Siamo delle figure, come in Pirandello, siamo dichiaratamente delle funzioni, dei personaggi, anche perché l’autrice stessa è in scena. Eppure, le identità sono disegnate in modo molto sottile”.
Chi è la Madre?
Viola Graziosi descrive così il suo personaggio: “è una donna indipendente, moderna, che lavora, che si cura di sé, una donna di media borghesia, madre attenta e moglie amorevole, ma non soffocante né soffocata, molto femminile, e forse anzi sicuramente qualcosa le sfugge, non si accorge, non vede i segni che precedono un cambiamento. Nel lavorare il personaggio ho pensato a un figlio che si fosse suicidato. A qualcosa che non puoi spiegarti e di cui come madre ti senti fortemente responsabile, ce l’avevi sotto gli occhi l’origine di quello che è accaduto. Forse l’idea della kamikaze è ancora peggio perché è un suicidio che coinvolge altre vittime innocenti. È il male esercitato sul prossimo. E una madre in quanto tale è parte dell’origine di questo “seme” che appartiene alla natura, forse? Non lo so…perché si compie il male? Lo si fa in modo cosciente, o si pensa di compiere in qualche modo il bene? In questo senso è una follia?”.
I personaggi “interrogati”
Tutti i personaggi sono come dentro a un grande interrogatorio. E fanno delle dichiarazioni che vengono registrate. La madre ha un doppio binario molto interessante. Da un lato rinnega l’accaduto e quindi rimane attaccata a prima, al ricordo di Haner come la vuole, la “sua” Haner. Non vuole toccare nulla nella sua stanza, e si attacca alla speranza che possa rientrare e che tutto possa tornare come prima. Dall’altra parte è colei che ha un segreto e che lo nasconde. E quindi non dice tutta la verità. “La madre mente – continua Viola Graziosi – tutti i personaggi sanno più di quello che dicono, tutti mentono e tutti sono in parte colpevoli. Lei però in quanto madre nel “secondo binario” accetta e partecipa senza giudizio all’azione della figlia, la com-prende, la prende con sé, infatti una delle scene centrali dello spettacolo è una sorta di (reale, immaginaria?) ricongiunzione tra Haner e la madre, come in una sorta di “Pietà” dalla quale lei, diventata grande, si stacca per compiere autonomamente e “liberamente” le proprie azioni”.
Tra il Bene e il Male
Cosa vuol dire per una madre lasciare che un figlio si stacchi e proceda in modo libero? Cosa vuol dire per ciascuno di noi essere e dare valore alla propria libertà? Qual è la responsabilità di ciascun individuo rispetto al prossimo? “Questo è un testo bellissimo – conclude Viola Graziosi – dove tutti i personaggi sono scandagliati con grande acutezza in una sorta di radiografia non giudicante ma amorevole e comprensiva delle nostre anime e di ciò che siamo nel bene e nel male”.