Per festeggiare il 90° compleanno di Mel Brooks (il prossimo 28 giugno), il canale Studio Universal dedica a questo artista a tutto tondo – regista, sceneggiatore, attore, compositore, produttore cinematografico, teatrale e televisivo – un ciclo di film ogni martedì di giugno alle 21.15. Una rassegna che inizia stasera preceduta dal documentario in prima Tv Mel Brooks: Vivere per Ridere di Robert Trachtenberg (programmato stasera alle 19.30 anche alla Cineteca Museo Del Cinema a Milano).
Il documentario sarà seguito da Per Favore Non Toccate le Vecchiette, il primo film – con Zero Moster e Gene Wilder – da lui diretto nel 1967 che gli valse l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Il successo prosegue con Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco (1974, in onda il 14 giugno) che dà il via ad una lunga serie di parodie cinematografiche tra cui Balle Spaziali (1978, in onda il 21 giugno), parodia di Guerre Stellari e Robin Hood – Un Uomo in Calzamaglia (1993, in onda il 28 giugno) parodia del film Robin Hood Principe dei Ladri di Kevin Reynolds.
Ma l’attesa più grande stasera è rivolta a Mel Brooks: Vivere per Ridere, il documentario di Robert Trachtenberg che racconta gli esordi in Tv dell’artista, la carriera cinematografica e quella teatrale a Broadway, i momenti difficili e quelli più intimi del matrimonio con Anne Bancroft durato 41 anni, attraverso le sue testimonianze dirette e quelle di amici e colleghi che hanno avuto modo di incontrarlo e di lavorare con lui nel corso della sua lunga carriera. Emblematica è la definizione di Barry Levinson: “A Mel non interessa suscitare una risatina. Lui vuole che la gente cada letteralmente per terra dal ridere, che non riesca a respirare”.
Vi riportiamo ora in anteprima, tre passaggi del documentario di Mel Brooks.
“Sono nato a Parigi, nel 16esimo arrondissement. A 3 anni suonavo la fisarmonica sulle rive della Senna e sognavo un giorno di andare in America. No, mi sono confuso. Sono nato a Williamsburg, Brooklyn… ma sognavo di essere nato a Parigi e sognavo che le ragazze che vivevano a Brooklyn fossero emancipate e libere come quelle di Parigi. Mio fratello Bernie giocava a baseball, faceva il lanciatore. Mio fratello Lenny è stato un eroe della Seconda Guerra Mondiale. Irving, invece, era un intellettuale, mi ha consigliato degli ottimi libri. Siamo cresciuti insieme, come cuccioli in una scatola di cartone da bambini eravamo davvero poveri. Mi chiedo se si può essere poveri per finta“.
“La differenza tra commedia e tragedia è che se tu cadi in un tombino aperto e muori per me si tratta di commedia. Non è successo a me, che me ne importa? Chi se ne frega? Una tragedia, invece, è se mi taglio con un foglio di carta, rimango a fissarlo per ore. Quello che sto cercando di dire è che tutto dipende dall’innato egoismo in ognuno di noi, dall’amore che ogni essere umano prova per se stesso. Ci piacciono gli altri, certo ma se ci guardiamo allo specchio o pensiamo a noi stessi, sentiamo un amore profondo”.
“Finalmente siamo riusciti a mettere insieme Alta Tensione e ho invitato Alfred Hitchcock, che era diventato mio amico, a vederlo. Per tutta la durata del film, non ha mosso un muscolo. Ogni tanto rideva. Quando siamo arrivati alla scena della doccia, in cui l’inchiostro del giornale con cui mi hanno ucciso, o hanno provato a uccidermi, finisce nello scarico e sembra sangue, lui ha detto: “Geniale, davvero geniale”. Alla fine, però, mi fa: “Hai sbagliato una cosa. Gli anelli della tenda. La tua ne ha 13… la mia ne aveva solo 10”. Ho dovuto farmene una ragione, la mia tenda aveva 13 anelli e la sua 10”.