Per Bruce Lee fu il sogno di una vita. Un progetto a lungo cullato dalla leggenda delle arti marziali ma mai andato in porto, un soggetto di poche pagine scritte a mano nel 1971 da cui trarre una serie tv a metà fra action e denuncia sociale, sulla condizione degli immigrati cinesi in America. Ora, grazie alla figlia Shannon Lee, produttrice, quel progetto arriva in tv: Warrior, la serie nata da quegli scritti, dal 23 ottobre andrà infatti in onda in prima serata su Rai4.
Dieci episodi di pura adrenalina
Shannon Lee, figlia dell’attore e produttore che intorno ai primi anni 2000, unica erede dopo la scomparsa del fratello Brandon, ferito a morte in un incidente sul set de Il Corvo, prese in consegna l’archivio del padre e iniziò a coltivare l’idea di dare un seguito a quel trattamento per una serie tv. Grazie a lei e a Justin Lin (regista degli ultimi e dei prossimi capitoli della saga di Fast & Furious), al quale la Lee si rivolse per dar forma al progetto del padre, il sogno di Bruce Lee è diventato realtà. In 10 crudi e adrenalinici episodi da un’ora diretti da Jonathan Tropper, creatore di Banshee, e prodotta da Cinemax (HBO), Warrior è un “kung-fu drama” che racconta il mondo senza scrupoli della San Francisco di fine 1800.
Warrior, il protagonista è Andrew Koji
Lo show segue Ah Sahm (Andrew Koji), un prodigio nelle arti marziali che arriva a San Francisco dalla Cina in circostanze misteriose e diventa in breve l’uomo di fiducia di una delle tong più potenti di Chinatown (completamente ricostruita in Sudafrica, a Cape Town), le famiglia cinesi dedite al crimine organizzato. Nel cast ci sono anche: Kieran Bew, Olivia Cheng, Dianne Doan, Dean Jagger, Langley Kirkwood, Hoon Lee, Christian McKay, Joe Taslim, Jason Tobin, Joanna Vanderham, Tom Weston-Jones e Perry Yung.
Un omaggio a Bruce Lee
Lo sfondo storico è dunque il massiccio flusso migratorio dalla Cina alla West Coast americana nella seconda metà dell’Ottocento. I cinesi, spietatamente impiegati dagli imprenditori locali come manodopera a bassissimo costo, soprattutto nella costruzione delle ferrovie, svilupparono anche una rete di società segrete dedite al traffico di oppio, al gioco d’azzardo e al controllo del territorio. Le scene d’azione, realistiche e brutali, sono un esplicito omaggio allo stile di Bruce Lee soprattutto nella sintesi di teatralità del gesto ed efficacia dei colpi. I grandiosi set della San Francisco d’epoca, brulicanti di immigrati, poliziotti, criminali, artigiani, mercanti, sono stati costruiti in Sudafrica, nei Cape Town Studios.