Giovedì 27 giugno nelle nostre sale arriva Wolf Call – Minaccia In Alto Mare, il primo lungometraggio diretto dal francese Antonin Baudry che ha come protagonisti Francois Civil, Omar Sy e Mathieu Kassovitz.
Il film
Un giovane uomo ha il raro dono di riconoscere ogni suono che sente. A bordo di un sottomarino nucleare ogni cosa dipende da lui, “l’orecchio d’oro”. Tutti lo reputano il migliore, finché un giorno non commette un errore che mette l’equipaggio in pericolo di vita. Per cercare di recuperare la fiducia dei suoi compagni, finirà per mettersi in una situazione ancora più drammatica. Nel mondo della dissuasione nucleare e della disinformazione, si ritroveranno tutti intrappolati in un ingranaggio incontrollabile.
Antonin Baudry
Vi proponiamo due risposte-chiave del regista Antonin Baudry legate al film:
Perché ha deciso di girare un film ambientato su dei sottomarini?
Perché è un mondo misterioso e fondamentalmente umano. Nel microcosmo di questo sottomarino tutte le questioni della vita vengono esasperate: la fiducia negli altri, il rapporto dell’individuo con la gerarchia, il modo in cui si prendono le decisioni, l’interpretazione dei segni, lì dentro diviene tutto una questione di vita e di morte. L’universo dei sottomarini è poetico, e quindi è anche cinematografico. È caloroso, pericoloso, confortante, uterino. Porta dentro di sé l’origine del mondo – la sofferenza originale dell’uomo – e anche la sua fine. Invisibile e silenzioso io porto la morte, è il motto dei sottomarini nucleari. Questo film esplora un soggetto poco noto: Quello della dissuasione nucleare e dei suoi complessi meccanismi. Di base volevo scrivere una storia d’amore. Amare una persona all’estremo significa essere pronti a morire per lei. Che cosa succede quando la ragione vi porta a dover uccidere quella persona per impedirle di commettere un atto terribile? Nessun’altra situazione permette di mettere in scena questo tema così bene quanto due sottomarini tagliati fuori dal mondo, e impossibilitati a comunicare tra di loro.
Da dove viene questa storia di sottomarini? Si tratta di un genere tradizionalmente americano. Fa tornare alla mente il ricordo della guerra fredda…
Amo i mondi poco conosciuti, invisibili e misteriosi. Quando ho avuto modo di immergermi con un sottomarino per diversi giorni, sono rimasto come paralizzato. Hai l’impressione di trovarti dentro al ventre di una balena. I macchinari sembrano degli organi. Gli equipaggi si conoscono intimamente. È un microcosmo della società, nel quale tutte le cose che separano la gente in
superficie – la religione, la politica, le origini – non esistono. Conta solo la solidarietà, il coraggio, il fatto di poter reagire insieme. Allo stesso tempo, il mondo dei sottomarini nucleari è un universo duro, in cui c’è in gioco la dissuasione nucleare, l’auto-annichilimento della specie umana. Ho voluto cercare di capire questo paradosso: si addestrano alla guerra affinché non
accada; è il principio della dissuasione, che caratterizza la dottrina francese della difesa. È qualcosa di molto particolare.
“Ci sono tre tipi di uomini: i vivi, i morti e coloro che vanno per mare”.
Aristotele